Fabio Zuffanti – In/Out – recensione
by Riccardo Storti *
In un mese ho ascoltato 4 dischi di notevole spessore qualitativo. Chi sostiene che la “musica di oggi” stia languendo, sbaglia. Certo, fuori dal mainstream, ma, anche lì, tra i nicchiosi della nicchia, c’è chi si lamenta avanzando reiterazioni di stereotipi tali da negare qualsiasi percorso originale.
Non è così. E me lo hanno fatto capire la sintesi monumental-prog dei Goad, la neo-new wave di Pivio e lo Zoo di Berlino, veri eredi contemporanei degli Area. Ora aggiungo pure l’ultimo Zuffanti.
In / Out (ascoltalo qui) ci restituisce un Fabio Zuffanti ulteriormente cambiato, rinnovato, cresciuto, consapevole equamente del proprio talento e dei propri limiti. È un altro Zuffanti; è il musicista che esce fuori dalla produzione narrativa, trasformato dalle parole e nelle parole, divenuto regista di suoni e di liriche.
Comporre, dal latino “componere”, mettere insieme. Idee, un progetto e un gruppo adatto e complice a realizzare l’opera, così Fabio Zuffanti, questa volta, resta apparentemente fuori e, un po’ come un compositore di musica colta, affida i suoi lauti appunti ad una squadra efficiente ed efficace.
Al vertice, autentico supervisor del disco, Livio Magnini (storico componente dei Bluvertigo) che è un po’ il Brian Eno della situazione; alla voce, Fabio Cinti, timbrica vicinissima a quella di Franco Battiato, ma guai a limitarci a simile marcatore espressivo (lo vedremo più avanti); consulente ai (bei) testi di Fabio, la versatile penna di Piergiorgio Pardo degli Egokid. Strumenti in mano ai fedelissimi Paolo “Paolo” Tixi e Giovanni Pastorino (batteria e tastiere della Z-Band) e Nicola Manzan, violinista di Bologna Violenta.
Ascoltate attentamente perché sono cambiate le nostre opzioni: un opener che sa già di messaggio nel titolo. Qualcosa è cambiato e in “noi”. Il collettivo? O Zuffanti e gli altri “io”, disseminati tra musica, letteratura e vita quotidiana? Poco importa: si parla di amore e lo si farà per tutto il disco. È rock indie quello di Fase Uno e siamo al perfetto livello con i contemporanei che sanno comunicare gli affetti e gli effetti del nostro tempo. Zuffanti c’è.
E riprende qualche filo con La foce del ladrone quando iniziano le prime delicate note de Gli inconsolabili: c’è il ricorso al passato giovanile percepito in 1986 (On a Solitary Beach), tra illuminazioni narrative alla Battiato e armonie sintonizzate su David Sylvian e Steve Wilson.
Pop? Ma sì e sempre con spontanea e raffinata intelligenza: In / Out è lì a dimostrarlo; la scansione ammiccante, ipnotica e sensuale del testo si infila tra le griglie sonore di un panneggio denso di elettronica e chitarre distorte. Bluvertigo meets Depeche Mode e una sottile pazza idea da parte di chi ascolta: ma cosa diventerebbe questa canzone se fosse interpretata da Patty Pravo? Almeno nella prima parte, perché da 5’14” emerge un’altra canzone, dai tratti più acustici, figlia di una melodia cantautorale dalle ascendenze care a Fabio Zuffanti (in primis Lucio Battisti).
Violenza domestica è un altro coniglio tirato fuori dal cilindro: l’incipit ha la ritmica discotecara, ma il tema per bicordi è perentorio, scuro, avvicina il minimalismo orchestrale del Glass cinematografico – …stik(oyanic)atsi… – ai King Crimson; stacco deciso e via di piano elettrico: lounge, aria brasileira anche nel cantato persuasivo, un po’ come in un disco di Marcos Valle degli anni Settanta (mai ascoltato Democustico?).
I-O coda è il primo strumentale, un omaggio al repertorio elettronico tedesco dei Kraftwerk, chiuso inaspettatamente da una prepotente detonazione alla Mars Volta. Emozionante il ripescaggio di Se ci sei (già presente in La foce del ladrone): il trattamento acustico con chitarra e violino, fuso all’efficace interpretazione vocale di Cinti, ci restituisce una traccia che mostra felici attinenze con i Radiohead. In-quieti mischia citazioni montaliane su strutture musicali legate a Battiato e ai Bluvertigo. Conclusione strumentale dalle prospettive piuttosto interessanti: Frantumazione è una possibile colonna sonora dotata di risultanze piuttosto eclettiche, visto che passa in rassegna chitarre alla Police e melodie alla Stelvio Cipriani.
In / Out, pubblicato dalla benemerita AMS Records è un album che sa di maturità e freschezza: Fabio Zuffanti, grazie anche all’affiatata rete di collaboratori, ha prodotto un lavoro che lo pone tranquillamente alla pari di altre realtà nazionali, sia per qualità, sia per capacità espressive (mi riferisco in particolar modo a Max Gazzé, Mario Venuti, Francesco Bianconi e Morgan).
*Presidente del Centro studi per il Progressive Italiano
Articolo originale alla pagina https://scrittoreprog.blogspot.com/2019/06/fabio-zuffanti-in-out-ams-records-2019.html