Recensione disco italiano: St.Ride – Fuori – 2014
St.Ride – Fuori – 2014 – (Niente Records)
by Roberto Giannini
non m’importa niente
di uscire con gli amici
non m’importa niente
di andare a bere assieme
non m’importa niente
di regalare fiori
non m’importa niente
di scrivere canzoni
non m’importa niente
della figa
non m’importa niente
del presente
non m’importa niente
del futuro
non m’importa niente
di mucca e pollo
non m’importa niente
di alzarmi la mattina
non m’importa niente
di fare colazione
non m’importa niente
di riscaldarmi al sole
non m’importa niente
dei giorni di festa
Nelle parole del brano d’apertura è sintetizzato il senso del lavoro del duo genovese appena pubblicato: Maurizio Gusmerini ed Edo Grandi sono stati attivissimi nel nuovo millennio, e con il nuovo Fuori, alzano ulteriormente l’asticella creativa, sfornando un doppio album nel quale viene sviluppata una duplice urgenza espressiva: infatti, questo nuovo lavoro può essere suddiviso idealmente in due parti. Il primo disco, quanto di più post-punk/no wave si sia sentito in questi ultimi tempi, mette in risalto liriche “cattive”, ciniche e disincantate (se non disperate) su tappeti sonori al solito anti-melodici e scostanti. Il secondo, invece, appare come la somma e la sintesi sonora di oramai una decina di album intercorsi dal loro esordio omonimo del 2001.
E’ quindi sulla prima parte che mi soffermerò maggiormente, nella quale le coordinate della band risultano più innovative rispetto al passato, e dove fin dall’iniziale Non mi importa niente emergono linee stilistiche che ricordano i primissimi PIL e ossessioni sonore degne dei Suicide; Son le puttane le donne migliori conferma le prime impressioni, laddove un testo piuttosto duro e controverso viene declamato su colpi di rullante scomposti e sincopati. Si prosegue con la nenia vocale (e testo altrettanto disturbante) di Lavorare mai più, che ricorda il Lindo Ferretti periodo CCCP su base industrial. La voce filtrata declamante tra bordate di rumorismo puro (Galleggiare) e le sonorità scure caratterizzate da basso e timpano martellanti di Bianco conducono al claustrofobico Arrivo, dalle cupe dissonanze, e a L’altra dimensione, ottimo brano dal titolo esplicativo, oltre sette minuti che sembrano provenire dall’aldilà che ci lasciano inquietati come ad inizio millennio ci lasciò l’album (soprattutto il brano omonimo) “Kid A” dei Radiohead. La prima parte dell’album si conclude idealmente con il delirio sonico di Capito?
Da Guarda crescere la pianta le sonorità di Grandi e Gusmerini riacquistano tonalità “liquide”, con pause e silenzi che tornano parte integrante dei brani ed inserti vocali non più declamatori bensì strumento funzionale alla resa sonora complessiva; cosiccome l’assemblaggio di interferenze su onde corte, o l’utilizzo della puntina del giradischi (ovviamente su vecchi vinili polverosi ed usurati) e/o ingranaggi di misteriosa provenienza fanno si che la seconda metà del lavoro che vede la partecipazione in due episodi di Andrea X Ferraris (la magmatica Andrà tutto bene e Sei quasi peggio degli umani) sfoci nei territori avant-noise che da sempre sono stati congegnali all’etichetta Niente Records, gestita sapientemente dalla coppia genovese e con un catalogo parsimonioso ma di indubbia qualità.
Ecco quindi a voi il lavoro “maturo” di St.Ride, dalla durata leggermente eccessiva (difficile mandare giù l’ora e mezza di filata) ma sicuramente il capolavoro della band dal punto di vista creativo. Mi piace pensarlo come il loro “white album” laddove Gusmerini e Grandi si sono sbizzarriti ognuno con a disposizione il minutaggio necessario per lenire la propria urgenza espressiva. In ogni caso il prodotto risulta molto omogeneo, coerente e ben integrato all’interno delle dinamiche sociali e musicali che caratterizzano questi difficili anni ’10.
Clicca qui sotto per sentire l’intero album
Track list:
1. Non mi importa niente
2. Son le puttane le donne migliori
3. Lavorare mai più
4. Galleggiare
5. Bianco
6. Arrivo
7. L’altra dimensione
8. Quasi mai
9. Capito?
10. Guarda crescere la pianta
11. Occhi a Losanga e solo 4 paesaggi
12. Andrà tutto bene
13. Un nuovo tipo di bellezza
14. Sei quasi peggio degli umani
15. Bandierine