Fabio Zuffanti – Sacre sinfonie – Battiato: Tutta la storia – recensione

di Riccardo Storti, pubblicato il 31 Marzo 2025

La vita di Battiato, anzi una vita per Battiato. Quella di Fabio Zuffanti non è un’ossessione ma una naturale e spontanea (nonché razionale) esigenza letteraria; volendo pure un pretesto occasionale da non trascurare.

Il primo esito nel 2018 con il primo saggio sulla carriera del nostro fino ai primi anni Ottanta (Battiato – La voce del padrone: 1945-1982, nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno); passano due anni e arriva l’extended version (Franco Battiato: tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019): tutto per Arcana. Salto di qualità nel 2021 con uno zoom su uno degli album più discussi di tutto il pop italiano per Baldini + Castoldi (Segnali di vita, la biografia de La Voce Del Padrone di Franco Battiato).

Dopo quasi un lustro, con i primi mesi di questo 2025, il frutto di un lungo sforzo con questo Sacre sinfonie (uscito per Il Castello Editore). Il sottotitolo precisa “Tutta la storia”. Era necessario? Sì, perché l’esperimento di Zuffanti è stato quello di fare sintesi tra le sue due nature scrittorie: quella saggistica e quella narrativa. Si giunge al raggiungimento dell’ obiettivo in questo poderoso distillato di oltre 500 pagine, in cui – alla fine – il lettore si trova al cospetto di una biografia con il passo del romanzo, perché l’autore non si limita ad enumerare fatti, aneddoti e moti digressivi con la perfezione documentaria di chi ne sa, ma (s)maschera tutto ciò con gli adeguati strumenti del narratore, quindi filtrando quella realtà attraverso trasfigurazioni e guizzi “poetici” (l’incipit sulla nascita e l’adolescenza ne sono un chiaro esempio).

fabio zuffanti feltrinelli

fabio zuffanti alla feltrinelli di Genova

Le 500 pagine non spaventino, perché il passo è cadenzato dal buonsenso di un apparato di agili paragrafi di media lunghezza, tali da non affaticare la lettura. O meglio lo scrittore di buonsenso deve sempre mettere in conto che, se ci si basa troppo sulla quantità (per quanto interessante possa essere), c’è sempre il rischio di annebbiare la percezione comunicativa del racconto. Zuffanti, in questo, è stato molto attento, così come lo è la sua prosa: leggera, veloce, avvincente, semplice e diretta. Insomma, “panta rei”, tutto scorre, anche quando si tratta di affrontare momenti delicati dell’esistenza di Battiato come i primi approcci con la meditazione, l’acme depressivo in quel di New York nel 1973, lo tsunami del successo dei primi anni Ottanta e “la lotta tra terra e aria” che lo ha portato alla fine del suo transito terrestre. In quei frangenti la penna di Zuffanti sa modulare bene i fatti attraverso un racconto capace di fare leva su una fantasia calcolata, libera di colorare gli eventi attraverso squarci di accettabile verosimiglianza.
Da un certo punto di vista potremmo definire questo testo anche una sorta di romanzo d’avventura musicale, perché è la musica a muovere tutto, soprattutto quando Battiato s’imbatte in ciò che (ancora) non conosce ma lo incuriosisce, partendo dagli esordi canzonettari milanesi fino alle sperimentazioni più ardite degli anni Settanta per raggiungere un successo che tra queste righe appare tutt’altro che inaspettato o casuale, ma coerentemente studiato e progettato. E poi c’è tanta spiritualità – diremmo – ecumenica, libera, che non si lascia vincolare da singole dottrine ma che cerca di trovare il meglio da ognuna anche per dare un corso più preciso ad una vita artistica multidisciplinare. In mezzo una ridda di personaggi che Zuffanti tratteggia come se fossero attori di una pellicola; ecco un’altra caratteristica di Sacre sinfonie: talvolta la scrittura dell’autore si fa quasi sceneggiatura, i sottoparagrafi sono dei piani sequenza, architettati secondo una tecnica quasi sinestetica (un libro da leggere, sì, ma anche da “vedere” e – perché no? – da ascoltare).

E, a questo punto, non è stato proprio un caso se, durante l’incontro di mercoledì scorso (26/03, n.d.r.) alla Feltrinelli di Genova, alla mia domanda: “Se dovessi scrivere un’altra biografia musicale, chi vorresti che fosse il protagonista?”, Zuffanti ci ha spiazzato così: “Probabilmente non un musicista, perché mi piacerebbe scriverla su Tarkovskij.”

Non ci resta che attendere.

Riccardo Storti (articolo originale sul blog Asterischi di Musiche)