Orco – new album – Granara blues – streaming integrale e recensione
Granara è un insieme di casupole sperduto sulle colline della Valvarenna, primo avanposto tra il mare e gli appennini, raggiungibile inerpicandosi su ripide creuze dalla strada principale della valle, oppure da una folkloristica stazione ferroviaria dove ferma una manciata di treni al giorno.
Granara è il luogo insidioso e magico dove ha scelto di vivere Fabrizio Gelli, nuovo nome d’arte Orco, personaggio oramai storico nel panorama musicale underground genovese (e non solo), che dopo una scoppiettante prima fase di carriera alla guida di Visionnaire (li ricordiamo sul palco del primo tributo genovese a Demetrio Stratos nell’oramai lontano 2004) ed Esmen (con il particolare indie pop di Tutto è bene quel che finisce del 2011) ha trascorso gli ultimi anni, oltre ad occuparsi di metter su famiglia, casa e imparare la vita da boscaiolo, a contribuire agli ottimi risultati della superband Od Fulmine sia in studio che dal vivo.
Gelli torna quindi, a quasi un decennio dal precedente lavoro solista, con Granara blues, sette brani per poco meno di mezz’ora nei quali l’autore svela una nuova dimensione, decisamente più intimista e onirica, evidentemente favorita dalla nuova situazione ambientale. Granara più che un luogo fisico diventa metafora di uno stato mentale, laddove convivono gioie e paure (vecchie e nuove), rabbia e speranza, la pascoliana difesa del nuovo nido domestico e il leopardiano volgere il guardo oltre la siepe.
Una dimensione introspettiva e un linguaggio semplice, che parla delle piccole cose, del quotidiano, di suoni e odori della natura, di persone reali e immaginarie, di nostalgie e sensazioni più o meno sopite.
Direttamente dalle note di copertina: Una raccolta di canzoni scritte in un luogo prezioso e misterioso. Per entrarci bisogna camminare e infilarsi dentro tunnel bui.
Un album pieno di gentilezza, stupore, gratitudine, ma anche rabbia amarezza e voglia di fuggire
Il disco parte con gli arpeggi della radiohediana (influenza che Orco non ha mai negato fin dai tempi di For Ced) La vita fuori dall’acqua, che mette in chiaro quelle che sono le coordinate dell’album: il falsetto leggermente effettato si stende sulle basi di synth e tastiere e sull’efficace batteria di Stefano Ruiu (che avevamo apprezzato sia con Esmen, che con White Mosquito).
L’intimismo malinconico di Godzilla e la tempesta, già pubblicato come singolo con tanto di video, ci porta nell’immaginario di un gigante impotente contro le possibili minacce (naturali e sentimentali), e contro l’aleatorio e spesso amaro susseguirsi degli eventi della vita (…l’acqua scorre, le cose succedono…).