Masterpieces from all times part 9: Tortoise – Millions now living will never die – 1996
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock con un album che è una pietra miliare degli anni novanta, il disco simbolo di un genere che in effetti è un caleidoscopio di tutta la musica alternativa a grunge e stoner negli Stati Uniti e a brit pop e trip hop nel Reno Unito, il cosiddetto post rock, del quale i chicagoiani Tortoise ne rappresentano la sintesi.
Questo secondo album dal titolo Millions now living will never die, è stato pubblicato nel 1996 dalla monumentale Thrill Jockey, e segue di un paio di anni l’esordio, che già aveva fatto gridare al miracolo critica specializzata e (una fetta particolare, quella che non disprezza la tecnica individuale) di pubblico, è stato il miglior disco dell’anno per una delle migliori riviste d’avanguardia, The Wire. La band per l’occasione era costituita da un sestetto comprendente il leader produttore, pluristrumentista ma soprattutto batterista John Mc Entire, dal chitarrista (ex Slint) David Pajo, dal bassista e chitarrista Douglas Mc Combs, dal batterista John Herndon e dal percussionista Dan Bitney.
Sei i brani che compongono l’album, con il primo Djed che con i suoi quasi ventun minuti è l’espressione della genialità Tortoise, ma anche di un certo eccentrismo che pervade il loro sound. Kraut rock (alla Neu!, tanto per intenderci…), minimalismo, progressive, math rock, jazz rock, musica strumentale totalmente avulsa dal contesto sociale e politico (aspetto che ha dato adito a critiche più o meno convinte), una meraviglia che si estende anche per i successivi brani, tra i quali segnaliamo la space rock Dear grandma and grandpa e la conclusiva Along the banks of rivers che pare arrivare direttamente da Bristol e dintorni. Un album tra i più rappresentativi di un decennio straordinario e allo stesso tempo controverso.
Buon ascolto.