Masterpieces from all times part 67: Arab Strap – Philophobia – 1998

Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock, e per questa nuova puntata parliamo di un duo scozzese che, soprattutto nel decennio che va da metà dei novanta a metà degli anni zero, è stato fondamentale in un genere molto particolare (e difficilmente inquadrabile) che ha mescolato in maniera sublime indie-rock, post-rock, folk e slowcore. Si tratta degli Arab Strap, scozzesi di Falkirk, cittadina di 40.000 anime a metà strada tra Edimburgo e Glasgow, fondati dal cantante e batterista Aidan Moffat e dal polistrumentista Malcolm Middleton, due personaggi che dopo lo scioglimento del 2005 hanno intrapreso luminose carriere solistiche (una decina di album per entrambi), prima della reunion del 2021 che dura a tutt’oggi (recentissimo l’album I’m totally fine with it don’t give a fuck anymore che potete ascoltare qui)

Almeno cinque gli album fondamentali, tra i quali l’esordio The Week Never Starts Round Here del 1996, il terzo Elephant shoe del 1999, As day get dark del 2021 e il già citato lavoro più recente, ma lo status di masterpiece riguarda certamente il secondo Philophobia, pubblicato nella primavera del 1998 dalla Chemikal Underground, etichetta di Glasgow che nel suo rooster ha annoverato nomi quali Delgados, Bis, Cha Cha Cohen, Mogwai, Radar Bros ed Emma Pollock, tanto per citarne alcuni.

Nell’album compaiono ospiti del calibro di Adele Bethel, vocalist e co-autrice di uno dei brani migliori, la splendida Afterwards, o i membri dei Belle and Sebastian, che proprio in quel periodo pubblicano il loro capolavoro The boy with the Arab Strap (inequivocabile la citazione). Tra i brani da segnalare anche Packs Of Three, dedicato al tema delle malattie sessuali, o la straziante New Birds, ma anche il trip hop di matrice jazz The Night Before The Funeral, per un album da godersi nella tranquillità assoluta di una stanza vuota con la necessaria attenzione.

Buon ascolto.