Masterpieces from all times part 61: Mark Lanegan – Scraps at midnight – 1998
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock, e per questa nuova puntata parliamo di un’artista americano protagonista dapprima dell’esplosione planetaria del movimento grunge insieme ai suoi Screaming Trees, e poi di una lunga carriera solista nell’ambito del cantautoriato alternativo che si è interrotta solo grazie alla prematura dipartita nel 2022. Si tratta di Mark Lanegan, da Seattle, cantante dalla voce inconfondibile, rauca e gutturale, cantautore scuro nei toni e spoglio negli arrangiamenti, che si afferma quale uno degli artisti più sensibili e originali della sua generazione.
Tra i tanti lavori degni di essere celebrati, abbiamo scelto il terzo, Scraps at midnight, pubblicato nel 1998 dalla Sub Pop al termine di un lungo ricovero per disintossicazione, in un periodo comunque positivo per l’autore, che compone una serie di brani dove la solitudine e la pace paiono regnare, pur non tralasciando inizialmente l’inferno della fase appena trascorsa. Probabilmente inferiore ai due precedenti, l’esordio The Winding Sheet del 1990 e Whiskey for the holy ghost del 1994, questo terzo album della ricca discografia di Lanegan offre meglio dei precedenti un’espressione intensa e cruda delle sue esperienze personali e delle sue riflessioni sulla vita, sulla morte e sulle relazioni umane.
La formazione che ha accompagnato Mark Lanegan in questo lavoro fondamentale di fine anni novanta era composta dai chitarristi Mike Johnson e Dave Catching (anche organista), dai pluristrumentisti Paul Solger Dana e Fred Drake e dal batterista Keni Richards. Presenti anche numerosi ospiti in alcuni brani tra i quali J Mascis (piano) e Phil Sparks (contrabbasso).
Buon ascolto.