Masterpieces from all times part 59: Nine Inch Nails – Pretty hate machine – 1989
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock, e per questa nuova puntata parliamo di una band americana di Cleveland, i Nine Inch Nails, che ha innovato un filone del rock caratterizzato dalla fusione di musica elettronica, industrial, noise ed elementi di alternative rock. La band è sempre stata guidata da una delle figure fondamentale del rock americano degli ultimi trent’anni, quel Trent Reznor che è stato autore, produttore, cantante e pluristrumentista di tutta la discografia, almeno fino al 2016 quando è stato affiancato dall’ingegnere del suono britannico Atticus Ross.
Il primo album della band, Pretty hate machine del 1989, pubblicato dalla label TVT Records, per molti rappresenta il primo vero e proprio manifesto dell’industrial, mescolando effetti di batteria elettronica, campionamenti di canti tribali africani, giri slap di basso, riff di chitarra metal e perfino parentesi hip hop. Sicuramente il riscontro della critica è stato maggiore per due album successivi, The Downward Spiral del 1994 e il monumentale doppio album (triplo vinile) The fragile pubblicato nel 1999, considerati dai più i capolavori della band di Reznor, ma l’importanza di questo esordio è, per i motivi sopra citati, enorme.
La formazione dei Nine Inch Nails impegnata in questo disco, oltre a Trent Reznor, che si occupa di voce, chitarra, basso, tastiera, sintetizzatore, campionatore, programmazione e arrangiamento, era ufficialmente completata dal campionatore aggiuntivo di Chris Vrenna, mentre in alcuni brani hanno collaborato personaggi del calibro del chitarrista Adrian Belew (King Crimson, Talking Heads), il produttore Flood, i batteristi Tommy Lee (Mötley Crüe), Andy Kubiszewski e Stephen Perkins (Jane Addiction) e del futuro Nine Inch Nails ufficiale, il chitarrista Danny Lohner.
Buon ascolto.