Masterpieces from all times part 47: Big Star – #1 Record – 1972
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock, e per questa nuova puntata tratta di un grande musicista americano di Memphis, Tennessee, e della sua band: stiamo parlando di Alex Chilton e dei suoi Big Star, assoluti protagonisti con quattro album (ognuno a suo modo capolavoro) sottovalutati dal pubblico ma incensati sia dalla critica che da musicisti ed addetti ai lavori (in partcolare band quali R.E.M., Teenage Fanclub, The Replacements e Wilco), che non hanno mai mancato di considerare Clinton e soci come assoluti punti di riferimento di quello che è stato definito power pop, ma anche alt pop o proto punk, data l’assoluta difficoltà a catalogare un gerere che ha reinventato le coordinate del pop.
#1 Record, esordio della band di Chilton, è considerato uno degli album fondamentali del power pop e ha avuto un impatto significativo sulla scena musicale alternativa. Nonostante sia stato acclamato dalla critica, l’album non ha ottenuto un grande successo commerciale al momento della sua uscita. Tuttavia, nel corso degli anni è diventato un album di culto e ha guadagnato una base di fan devoti. L’album, pubblicato dalla mitica Stax Records contiene canzoni dal piglio rock e melodiche, con armonie vocali e chitarre brillanti. Nonostante l’entusiasmo della critica e l’influenza duratura dell’album sulla musica successiva, i Big Star hanno avuto problemi interni e difficoltà commerciali. La band ha pubblicato un secondo album, Radio City, nel 1974, ma la formazione si è sciolta poco dopo a causa di tensioni interne.
Tornando a #1 Record, in questo primo album la band, oltre a Chilton che si occupa di chitarre e voce, compaiono il suo alter ego Chris Bell (anch’esso chitarrista e vocalist, nonchè autore di tutti i brani insieme al leader), il bassista, pianista e vocalist Andy Hummel ed il batterista e vocalist Jody Stephens. Brani quali In the Street, Thirteen, The Ballad of El Goodo e September Gurls sono tra i pezzi più famosi (si fa per dire) dell’album prodotto da John Fry.
Buon ascolto.