Masterpieces from all times part 17: Sonic Youth – Daydream nation – 1988
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock tornando a fine anni ottanta per quello che è considerato il capolavoro (ma non l’unico) di una band americana che in ambito indie è stata diversa da tutte le altre, osando più di ogni altra e diventando ben presto punto di riferimento fondamentale per tutta la musica più o meno rumorosa degli anni e decenni successivi: parliamo dei grandissimi Sonic Youth.
Il masterpiece in questione si intitola Daydream nation, il quinto album (uscito per la Blast First) della band newyorkese del 1988 composta dal leader, vocalist e chitarrista Thurston Moore insieme ad altri tre fuoriclasse del calibro del chitarrista Lee Ranaldo, della bassista Kim Gordon e del batterista Steve Shelley; l’album è il seguito di altri album seminali quali il secondo Bad moon rising, il terzo Evol e il successivo Sister, dischi che hanno cambiato le coordinate del rock a stelle e strisce in una fase di passaggio dal punk hardcore di fine anni 70 e prima metà degli ottanta, al grunge (e il post rock) del decennio successivo.
Doppio vinile per dodici brani che sono il compendio definitivo del chitarrismo della Gioventù Sonica, compatto e granitico come pochi altri, laddove è difficile segnalare brani particolari; sicuramente la suite (tranquilli, niente a vedere con il prog…) Trilogy, l’apertura di Teen Age Riot (che rappresenta perfettamente lo stile SY), la ballad psych-garage Eric’s Trip e le follie chitarristiche di Ranaldo in Candle, rappresentano quattro momenti memorabili di un album ancora attualissimo e da gustarsi fino in fondo.
Buon ascolto.