Masterpieces from all times part 11: Afghan Whigs – Congregation – 1992
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock con un’altra pietra miliare degli anni novanta, pubblicato da una band da alcuni considerata grunge, ma che ha avuto peculiarità e spirito black tali da andare oltre toccando, a più riprese, il grunge, il soul, il blues e, almeno ad inizio carriera il punk hardcore: si tratta degli Afghan Whigs da Cincinnati, Ohio.
Dopo una lunga diatriba sulla scelta del miglior album della band abbiamo optato per il terzo Congregation all’altrettanto acclamato da critica e pubblico, il successivo Gentlemen del 1993. La scelta sul primo ha tenuto conto del fatto che è stato pubblicato per l’allora indipendente (anche se in quel momento la più famosa a livello planetario, vista l’esplosione dell’anno precedente con Nevermind dei Nirvana e Ten dei Pearl Jam) Sub Pop, poco prima che la major Elektra scritturasse la band del leader vocalist e chitarrista Greg Dulli, del chitarrista (e vocalist) Rick Mc Collum, del bassista (e vocalist) John Curley e del batterista Steve Earle.
Undici brani più una traccia fantasma (l’ottima Miles Iz Ded), per un gioiello che ha avuto la capacità di portare il grunge e l’hardcore verso nuovi lidi, inserendo le influenze soul, funk ed R&B in un sound che in quel di Seattle iniziava a diventare di maniera, con la nascita di emuli più o meno ossequi a Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden. In particolare possiamo segnalare la psycho ballad Let Me Lie To You, i riff chitarristici funkeggianti di Kiss The Floor e Turn On The Water, per non parlare dell’hard rock misto a black music di Conjure Me.
Buon ascolto.