Live report: Anna Von Hausswolff al Circolo Bellezza di Milano, 11 marzo 2016
by Alessandro Zito
Venerdì 11 marzo 2016: Anna Von Hausswolff e la sua band sono appena giunti in Italia per tre date di promozione del terzo album The Miraculous, segnalato puntualmente su queste pagine dal nostro Roberto Giannini e da me considerato uno dei migliori dell’anno passato già dai primi ascolti. Per una fortunata coincidenza ho avuto modo di assistere ad una delle prime tappe del tour al Gebaude 9 di Colonia in dicembre, molto apprezzata, perciò appena ho saputo della data milanese al circolo Bellezza ho subito segnato il giorno sul calendario e coinvolto fidanzata e amici. Ancora una volta l’esito è stato superiore alle previsioni: forse per un ambiente diverso dal solito club che ha stimolato in positivo la band, o magari semplicemente per la scaletta rodata al meglio dopo qualche mese di tour. Ecco com’è andata.
Non sono ancora passate le 21 quando arriviamo nei pressi di Via Bellezza a Milano e intravediamo l’insegna del Circolo. Entrando l’impressione è quasi quella di aver sbagliato posto: ci troviamo in un locale che ha più l’aspetto di un’osteria che di una sala da concerti. Incuriositi, approfittiamo della poca coda per fare già il biglietto e beviamo con calma una birra artigianale servita al bancone.
Il tempo passa rapidamente, alle 22 si aprono le porte della sala a fianco ed entriamo subito per accomodarci. A colpirci stavolta è la scelta degli organizzatori di non lasciare il pubblico in piedi, ma disporre tavolini e sedie di fronte al palco, scelta insolita per un concerto rock. Contenti di essere tra i primi, ci scegliamo un tavolino alla giusta distanza dal palco e riprendiamo con le chiacchere in attesa che lo spettacolo inizi.
Il momento arriva dopo mezz’ora: in cinque si sistemano sul palco in penombra, si accendono le luci e lentamente si innalza il tappeto sonoro che introduce al primo brano, Discovery. Anna è seduta incappucciata dietro al suo organo elettrico, risaltata da un’aura blu proiettata dalle luci alle sue spalle. Dietro di lei un batterista e un tastierista alle prese con sintetizzatori ed effettistica varia, davanti a lei due chitarristi.
Sulle prime l’esagerato riverbero della sala ci spaventa: gli strumenti mano a mano che si inseriscono sembrano annegare in un mare indistinto di suoni. Sul palco anche la band dà l’idea di trovarsi in difficoltà e l’esecuzione del primo brano non è delle migliori. Non ci vuole però molto prima che il fonico dietro al mixer riesca a sistemare al meglio i volumi e trovi il giusto bilanciamento; il riverbero naturale dell’ambiente si rivela a dispetto delle previsioni un elemento a favore, dando a batteria, sintetizzatori e voce un suono caldo e profondo che difficilmente si riesce ad ottenere in un club.
Sono sufficienti un paio di brani perché la band prenda confidenza e la magia abbia inizio, complice lo spettacolo di luci che sostiene l’atmosfera ultraterrena delle composizioni. La voce e i potenti suoni dei sintetizzatori pervadono la sala e scaldano il pubblico, che brano dopo brano si fa sempre più sentire con applausi e urla di approvazione.
Dopo alcuni brani presi dagli ultimi due dischi e un tappetone di suoni a fare da intermezzo, uno dei chitarristi imbraccia una acustica e piano piano emerge il giro di chitarra di Stranger, brano tra i meno sperimentali ma sicuramente più sentiti dell’intero disco. Anna vince un attimo di esitazione e si fa strada tra l’intreccio di cavi sul palco per scendere in mezzo agli spettatori.
Se finora distrarsi è stato difficile, a questo punto diventa impossibile. Anna è a due passi da noi e canta il brano con una forza e una genuinità in grado di lasciare tutti con il fiato sospeso per alcuni splendidi minuti.
Sembra una chiusura perfetta, ma lei torna alla sua postazione dietro l’organo per l’atto finale: Come Wander With Me/Deliverance, brano epico che fa da cardine del disco. Come di consueto la partenza è sommessa: qualche nota di organo, il raddoppio del sintetizzatore. Via via si inseriscono gli altri strumenti ed è tutto un crescendo di intensità, per giungere ad un finale che è pura potenza ed emozione.
I cinque si congedano ma i numerosi applausi spingono Anna a tornare sul palco per suonare Warszawa in tributo a David Bowie. Qualcosa va storto e tribolando sul display del suo strumento non riesce a trovare i suoni giusti, perciò si scusa con un “Sorry… I’m a perfectionist” e fa salire i compagni sul palco per chiudere l’ora e mezzo di concerto con Mountains Crave.
Sul finale è il momento di dei saluti, Anna presenta la validissima band che la ha accompagnata alla perfezione e subito dopo li troviamo al banchetto del merchandising, dove assieme a noi si è formato un bel gruppetto di ascoltatori entusiasti.
All’uscita dalla sala veniamo investiti dalla luce bianca dell’osteria e passiamo di nuovo in mezzo ai tavoli, dove alcuni stanno ancora finendo di mangiare o bere qualche bicchiere di vino. Nonostante questo, ci vogliono ancora parecchi chilometri di Milano-Genova buia e dritta prima che l’emozione del concerto faccia nuovamente strada alla stanchezza del venerdì sera.
La sensazione che rimane è la stessa che si ha dopo aver visto un grande film, e si è pronti a scommettere che prima o poi l’attore principale o il regista vinceranno l’Oscar. Non ci è dato sapere se Anna Von Hausswolff e soci arriveranno a raggiungere le vette del panorama musicale; per quanto ci riguarda l’abbiamo già etichettata come una delle più interessanti realtà in circolazione, per originalità ed intensità della performance.