Live from the past vol.169: Alice Cooper – Live at Toronto rock’n’roll festival 1969
Questa centosessantanovesima puntata di streaming di concerti integrali del passato, si occupa di un personaggio controverso e discusso, americano di Detroit, Michigan, che a partire dal tramonto degli sessanta è divenuto uno dei massimi esponenti del cosiddetto shock rock, formula adottata soprattutto durante esibizioni live con temi sessuali, violenti, macabri o al limite della decenza, dal forte impatto visivo sul pubblico e sulla critica.
Si tratta di Alice Cooper, vero nome Vincent Damon Furnier, carriera strepitosa che ancora oggi resiste in maniera più che dignitosa (l’ultimo album è stato pubblicato nel 2023, con titolo Road), e che nel corso dei decenni ha prodotto alcuni album fondamentali, soprattutto agli inizi, da Love It To Death del 1971 a School’s Out dell’anno successivo, da Billion Dollar Babies del 1973 a Welcome To My Nightmare del 1975 (il primo considerato solista, mentre fino a quel momento Alice Cooper era il nome della sua band), senza tralasciare il capolavoro conclamato Killer (datato anch’esso 1971).
Il disco che proponiamo, pubblicato solo in digitale nel 1982 dalla Good Time Inc., contiene sei brani registrati da un privato al celebre festival canadese nel 1969, quindi poco dopo l’uscita dell’esordio Pretties For You di quell’anno e poco prima della pubblicazione del secondo Easy Action. Tanta è stata la confusione (e le versioni uscite più o meno legalmente) intorno a queste registrazioni, delle quali è uscita una versione (chiamata curiosamente vol. IV) nella quale in due dei sei brani proposti (Aint That Just Like A Woman e Goin’ To The River) il protagonista è il leggendario Ronnie Hawkins, e gli Alice Cooper sono solo la backing band.
La band, quella originale quindi, era formata, oltre che dal front man (vocalist ed armonicista a bocca) Alice Cooper, dai chitarristi Glen Buxton e Michael Bruce (quest’ultimo anche tastierista), dal bassista Dennis Dunaway e dal batterista Neal Smith. Ovviamente l’ascolto di questi brani non contempla tutta la parte visiva di esibizioni al limite del blasfemo, caratterizzata da elementi scenici macabri come bambole horror, ghigliottine ed il famigerato boa vero attorcigliato attorno al collo. Inoltre nelle performance è evidente il tipico corpse paint, un trucco facciale dalle sembianze “cadaveriche”. Tra simboli e mitologie, lo stile musicale è sempre stato un ottimo hard rock di matrice blues e dalle tinte glam.
Buon ascolto.