Recensione pietra miliare: Jon Hassell/Brian Eno – Fourth World vol.1 – Possible music – 1980
Jon Hassell, l’uomo giusto al momento giusto, almeno sulla scena avanguardistica americana. Il trombettista a cui il jazz sta stretto, sempre che non ci sia un Miles Davis qualunque ad indicargli una strada diversa. Uno così mica si fa scrupoli a prendere l’aereo e raggiungere Colonia per seguire le lezioni di Stockhausen e Berio (magari insieme a Holger Czukay e Irmi Schmidt dei Can). Torna negli USA e non manca a due appuntamenti fondamentali: lo troviamo in studio con Terry Riley per la pietra miliare In C e con La Monte Young per Dream House 78′ 17″. Poi si appassiona alla musica indiana, esce dai confini storico-sonori dell’Occidente per cominciare a postulare un’idea sincretistica che denominerà “quarto mondo”; lo scopo sarebbe quello di elaborare un esperanto artistico di lungimirante sintesi. È l’Africa primordiale che viene a contatto con il serialismo atonale, l’Asia plurimillenaria con il minimalismo, l’etnica con l’elettronica, il primitivo con il futurista, la selce con il silicio. Sarà proprio il suo primo album (Vernal Equinox, 1977) a incuriosire Brian Eno che, colpito dalla particolare dimensione culturale di Hassell, deciderà di produrre (e manipolare) Fourth World vol. 1 possible musics.
L’album esce a doppia firma, ma, in realtà, le composizioni sono di Hassell: Eno si è limitato a plasmare i dettagli elettrofonici, lasciando comunque il marchio ambient; insomma, Brian è passato di qui e, come un astuto gatto, ha segnato il territorio. Hassell costruisce temi con una tromba che, ormai, non è più se stessa: il suo timbro è modificato, talvolta ricorda una conchiglia (Chemistry) o una forma di vita animale indefinibile (Griot) o un canto ipnotico (Rising Thermal 14° 16′ N; 32° 28′ E, Ba-Benzélé e Charm (over “Burundi Cloud”)). Al centro di questa “possibilità” musicale c’è l’Africa, già ben visibile in copertina (e le coordinate di Rising Thermal indicano proprio la sorgente del Nilo in Sudan fotografata dal satellite) e udibile nell’ampia gamma di percussioni toccate da Naná Vasconçelos; sono le musiche del mondo che troveranno un bis nel 1981 con Dream Theory In Malaya (Fourth World Volume Two).
Articolo originale sul blog dell’autore.