Recensione disco consigliato: Flying Lotus – You’re dead! – 2014
Flying Lotus – You’re dead!
(©2014 AllMusic.Com – review by Andy Kellman – trad. Alex Armosino)
La prima stesura di You’re Dead! aveva la lunghezza di un doppio album: una quantità di brevi pezzi che, per Steven Ellison, non rappresentavano nulla più che un possibile quinto disco come Flying Lotus. Ma via via che il produttore e tastierista passava più tempo elaborando e dando forma alle registrazioni, il titolo (“Sei morto!”), dal significato inizialmente ironico, assumeva progressivamente un più alto valore emotivo, suscitando infatti considerazioni sulla propria mortalità e sulle perdite che aveva dovuto affrontare, incluse le morti dei genitori, della nonna, della mitica zia Alice Coltrane e del suo amico e collaboratore creativo Austin Peralta.
La versione definiva di You’re Dead! consiste di 19 brani della durata media di un paio di minuti, concepiti per essere ascoltati da cima a fondo in rigorosa sequenza. L’ album scorre ancor più fluidamente del precedente Until The Quiet Comes, benché i suoni risultino più articolati e liberi, e più profondamente radicati nel jazz.
Ancora una volta Ellison si appoggia ampiamente a compagni di lunga data ma chiama a sé anche nuovi collaboratori e tutti loro – il bassista e cantante Thundercat, il batterista Deantoni Parks, il sassofonista Kamasi Washington, e molti altri degni di nota – lo aiutano a portare avanti nello stesso tempo jazz, R&B, rap e musica elettronica.
Il brano più sorprendente e potente di tutti è Never Catch Me, non a caso la traccia più lunga: un insieme di idee che da solo varrebbe un album e una vorticosa apparizione del rapper Kendrick Lamar che si condensano in quattro minuti di sontuose sonorità .
I toni virano drammaticamente con la seguente Dead Man’s Tetris, un miscuglio sinistro di melodici “bip” e colpi d’arma da fuoco che coinvolgono Ellison alias Captain Murphy (il suo alter-ego rap) e Snoop Dogg, in cui gli scomparsi J Dilla, Freddie Mercury e Peralta diventano parte di fantasie sull’Aldilà.
Se i lavori precedenti di Flying Lotus avevano qua e là momenti tetri ed elegiaci, qui diventano centrali, evidenziati da Coronus, the Terminator (un duetto Ellison / Nicky Randa), Siren Song (magistralmente interpretata da Angel Deradoorian dei Dirty Projectors) e Obligatory Cadence.
Gli strumentali spaziano dall’umore giocoso che si riflette in titoli come Turkey Dog Coma e Turtles, al clima angustiato di Tesla e Moment of Hesitation, questi ultimi due dominati dalle percussioni febbrili di Gene Coye e dal luccicante sfarfallio del pianoforte di Herbie Hancock.
Il tutto si sviluppa in un ambito stilistico che avvolge e riveste con eleganza, fino alla conclusiva The Protest, dove Laura Darlington e Kimbra intonano dolcemente, come un mantra di sfida, We will live on forever (“Noi vivremo per sempre”).
Come già i suoi immensi zii Alice e John Coltrane, Ellison ha creato un opera artistica per l’eternità, straordinariamente progressiva ed emozionante.