Emilya ndMe – new album – Thank you for your complaints – recensione
Pubblicato nei giorni scorsi l’atteso esordio su lunga durata dell’eclettica artista genovese Lauretta Grechi Galeno, in arte Emilya ndMe. L’album, dal titolo Thank you for your complaints, uscito per l’etichetta Cockroach Int. Production (associazione culturale senza scopo di lucro che opera prevalentemente tra Genova, Savona e Brescia), è composto da sette brani (tre dei quali erano stati già pubblicati durante lo scorso anno), per una durata poco superiore ai venticinque minuti e, soprattutto, un’omogeneità difficilmente riscontrabile in un disco d’esordio.
L’apertura, Snow, è stato il brano con il quale si è presentata, dalle atmosfere eteree, un elettro pop darkeggiante, un downtempo puntellato da brevi crescendo sui piatti ed esplosione di suoni sul finale, il tutto accostabile al dream degli ottimi Beach House o ai primi Morcheeba.
Si prosegue con Taxi driver, quello che potrebbe essere definito quale singolo perfetto, attitudine indie e ritornello irresistibile con cassa in quattro, come se Pixies e Breeders incontrassero i Garbage di Version 2.0; da segnalare l’ottimo lavoro di Alessandro Ciapica su chitarre e batteria.
Con Yellow led si torna sulle atmosfere del brano d’apertura; il pezzo, pubblicato come singolo qualche mese fa, è un emozionante dream pop pervaso di spiritualità, con dinamiche di synth molto evocative che conducono ad un finale quasi noise. Panismo estatico tra nostalgici ricordi e la ricerca, mediante gli elementi della natura, di una compenetrazione con una dimensione “altra”. Liriche e vocalità ci trasportano dalle parti della più recente FKA Twigs.
Quasi in perfetta antitesi, arriva una Ain’t planet B allo stesso tempo malinconica (la parte vocale evoca Beth Gibbons) e nevrotica (soprattutto grazie alle linee sincopate e spezzate della batteria di Marco Fuliano), dal sound quasi disturbante alla Portishead di Third.
Si torna in armonia con la natura e a sensazioni più celestiali con una A giant step (chissà se sia un omaggio a Coltrane) , che ondeggia su un piano superbo (suonato magistralmente da Andrea Bissolotti), che la rende toccante ballad atemporale di stampo post radioheadiano.
Un suono simil flauto di pan elettrificato fa da base sonora a Xoxo, nel quale la voce di Emilya raggiunge vertici di espressività assoluta, che insieme ad una batteria che presto si fa ossessiva e quasi industrial rende perfetto un brano che non sfigurerebbe in Mezzanine dei Massive Attack.
Chiusura in bellezza con la title track, brano di tre minuti dalle aperture space ambient, laddove Bjork e Sigur Rós si fondono in impasto sonoro che sembra provenire da profondità siderali. I riferimenti islandesi sono menzionati non casualmente, visto che il mastering (dell’intero album) è stato affidato ad un luminare quale Valgeir Sigurðsson dal suo studio (Greenhouse) di Rejkiavik.
Un ottimo esordio, quello di Emilya (anzi, Lauretta), un’artista che, seppur giovanissima, mostra una maturità da veterana, curando alla perfezione ogni piccolo particolare e allo stesso tempo rimanendo essenziale, senza alcun orpello che possa sembrare superfluo o fuori luogo. I tre singoli già pubblicati, in questo contesto assumono valore aggiunto nel momento che funzionano da spina dorsale e collante naturale di tutte le parti del disco.
Citazioni, accostamenti ed influenze (alcune citate esplicitamente dall’artista) di questo articolo sono semplici riferimenti che non intaccano minimamente un’originalità di fondo che l’ascoltatore più attento è destinato a cogliere sin dal primo ascolto.
Chapeau per un lavoro destinato a rimanere, e il cui titolo potrebbe essere tranquillamente storpiato in Thank you for your compliments, perchè i complimenti più sinceri, Lauretta e i suoi collaboratori (da citare l’ottimo lavoro di editing e mixing di Gabriele Pallanca di Genova Records) se li meritano davvero.
Buon ascolto.