Fabrizio De Andrè & PFM – Il concerto ritrovato – recensione
by Riccardo Storti *
Uno tsunami di emozioni. Lasciatemi partire da qui e cercate di comprendere.
Avevo 10 anni quel 3 gennaio 1979 quando De André e PFM salirono sul palco del Padiglione C della Fiera di Genova. Troppo piccolo per andare ad un concerto di cui sentivo parlare da mesi (i “fratelli maggiori”, quelli con il “Ciao 2001” in tasca e l’incoscienza dentro il basso ventre…). Poi venne il doppio vinile che consumai già da bimbetto (chi mi conosce sa quanto preferissi Tarkus alle sigle dei cartoni animati giapponesi).
Ora vengono ritrovate queste 3 cassette (in formato U-matic) che rischiavano il macero, salvate da un eroico cineoperatore-regista (Piero Frattari). Con la tecnologia odierna è stato possibile pulire, ripulire e restaurare quel concerto ripreso da una camera fissa, assemblarlo ad una regia capace di raccontare la storia intorno a quel live e, volendo, restituire, come per magia, un brandello di passato esistente solo su disco.
Quindi: che emozione vedere quelle canzoni muoversi sul palcoscenico con i loro protagonisti; scoprire particolari su cui (da vero nerd) mi ero fatto parecchie domande e godersi il sapore di un’atmosfera unica. Il cantagruppo (come lo chiama Franz Di Cioccio) in un docuconcerto.
Ci siamo divertiti ma il mio racconto, per proseguire, necessita di un doveroso raffreddamento critico. Diciamo subito che il film comunque gira: la regia di Veltroni non fa altro che valorizzare nello spazio (spesso ligure, ma non sempre) le situazioni narrative poste a premessa del live. Dori Ghezzi, Di Cioccio, Djivas e Riondino che chiacchierano amabilmente in viaggio sul trenino di Casella; Premoli che vaga tra le “rovine” del mercato di Corso Sardegna; Mussida sul palchetto del teatrino parrocchiale di Corsico (dove la band provava prima di partire per il tour); il musicologo Antonio Vivaldi nel Padiglione C che racconta l’aneddoto del manifesto che lo abbracciò letteralmente; Guido Harari nel suo studio tra fotogrammi e ritratti (unico osservatore – per forza – esterno che seppe catturare con l’occhio della macchina fotografica la vita di quei giorni).
Un’ottima base, ideale, per preparare il pane concertistico che, nonostante la camera fissa, si lascia guardare e, pure, ascoltare. Ci viene restituito un Faber molto a suo agio sul palco, una band affiatata e complice del cantautore anche nei più ispirati momenti di cazzeggio. Sul piano musicale, nonostante i limite della ripresa dal vivo (con tutti gli inquinamenti ambientali del caso), arrivano bene l’afflato prog di Amico Fragile e de Il testamento di Tito, nonché la saltellante magia country di Zirichiltaggia e le magie di timbriche di Bocca di rosa, La canzone di Marinella e altre hit.
Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato è un tassello che (ci) mancava: se andiamo oltre al puro episodio di intrattenimento musicale, la pellicola ci regala un adeguato completamento visivo e documentario al già fondamentale doppio vinile.
*Blogger musicale e fondatore del Centro studi per il Progressive Italiano
Articolo originale alla pagina https://scrittoreprogressivo.wordpress.com/2020/02/17/fabrizio-de-andre-e-pfm-il-concerto-ritrovato-sony-music-except-nexo-digital-2020/