Un ricordo di Demetrio Stratos: Daddy’s dream
Mi piace ricordare Demetrio Stratos con un 45 giri dimenticato dai più. Mi riferisco Daddy’s Dream pubblicato nel 1972 per la Numero Uno.
Appena uscito dai Ribelli e stimato assai da Lucio Battisti per non poche consonanze R’n’B, nel 1971 Demetrio Stratos si avvicina alla Numero Uno e nell’aria ci sarebbe pure l’idea di un 33 giri, ma, tanto per iniziare, si parte con un singolo da lanciare sul mercato, se non altro per sondare il terreno.
Così nel 1972 viene proposta a Demetrio Daddy’s Dream, canzone scritta da una vecchia conoscenza beat (ovvero tal Harold “Lally” Stott, frontman dei Motowns, una delle tante band che giunsero in Italia a seguito della British Invasion) e da un certo Onward, che altri non è che Adriano Fabi, fratello del produttore Claudio, nonché zio di Niccolò. Il lato B è occupata da Since You’ve Been Gone, sempre firmata dal duo Stott/Onward.
Siamo di fronte ad un piccolo capolavoro sul piano della melodia, dell’armonia e degli arrangiamenti: l’opzione di fare guidare il flusso vocale di Stratos da un misurato piano elettrico è stata una scelta più che azzeccata (quasi un dolce click metronomico). Il perno del brano, però, sta in un impianto vocale che non tocca solo il singer, bensì pure i cori che rispondono all’antifona soul blues del performer. Siamo veramente a due passi dalle esplosioni di Arbeit Macht Frei eppure questa interpretazione ci mostra uno Stratos oltre potenziale crooner: la sua è una black voice a tutti gli effetti, capace di svelare quella minima velatura gutturale alla Solomon Burke che fa scattare la pelle d’oca in chi mastica un simile repertorio con le orecchie (e il cuore). Questo è uno Stratos che pochi conoscono ma che ne rivela un DNA immutabile nel tempo, al di là di qualsiasi sperimentazione più estrema. L’anima è lì e rifulge: da lì sale l’energia.
Questa canzone venne ripresa nello stesso anno da Mina nella versione italiana (L’abitudine) con testo di Bruno Lauzi e riprodotta in Altro (nonché replicata nel 1979 nell’antologia Del mio meglio n. 5 con una release inedita, sempre risalente alle session del 1972). Entrambe le esecuzioni sono certamente sovrapponibili (cambiano le tonalità e gli arrangiamenti, curati – in entrambe le edizioni – da Massimo Salerno) e ci consentono un efficace contrasto tra due protagonisti unici del panorama musicale mondiale. Forse mai avremmo pensato ad un confronto tra Mina e Stratos, eppure…
*articolo originale di Riccardo Storti a questo link