Cocks – Arena – recensione

di Diego Curcio, pubblicato il 25 Novembre 2020

Articolo originale alla pagina HuskerCore

Conosco i Cocks da quando facevano ancora il liceo e venivano ai concerti punk-rock al TDN. Erano dei ragazzini, ma si capiva subito che avevano l’attitudine giusta. Oggi che sono degli uomini e girano l’Italia e l’Europa con la loro band credo siano arrivati a un punto di svolta importante. “Arena”, il nuovo ep targato Flamingo Records, è forse il loro disco migliore in assoluto. E sancisce la definitiva maturazione di un gruppo che, dopo essere nato tra i banchi di scuola e aver pagato dazio alle classiche influenze musicali di chi ha iniziato ad ascoltare punk-rock una dozzina di anni fa, oggi può contare su un suono solido e assolutamente personale.

La differenza che salta subito alle orecchie rispetto al passato è la voce di Antonio, che in queste cinque tracce è decisamente meno impostata e più naturale. Anche la struttura dei pezzi è più libera e meno legata a certi cliché del punk-rock di nuova generazione. Spesso, quando sento parlare dei Cocks l’etichetta che viene utilizzata più frequentemente per definire la loro musica è pop-punk. Sinceramente ho sempre preferito parlare di hc melodico, perché è da lì, secondo me, che bisognerebbe partire per provare a capire dove collare questa band.

cocks

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Poi certo, per chi suona sentir parlare di certe etichette è una gran rottura di scatole da giornalistucoli o critici da quattro soldi. Ma a me hanno sempre aiutato a capire, in anticipo, l’essenza stessa di un gruppo. Passando invece alle canzoni di questo ep credo che i Cocks abbiamo sviluppato una certa compattezza di fondo, mescolando a dovere melodia, malinconia e velocità.

Come conferma anche l’artwork – disseminato di una serie di vecchie foto e cartoline color seppia del quartiere genovese di Sampierdarena, dove la band è nata – lo spirito del disco è molto nostalgico. Lo si percepisce immediatamente in The secret e in Alpha, i due pezzi di apertura, pieni di melodie liquide e corali. Full speed haed è forse il brano più ‘duro’ del disco, anche se restiamo sempre nei territori del pop-core. Day by day, invece, è una classica ballata punk-hc, di quelle che partono piano, ma che sanno toccare le corde del cuore senza perdere intensità. Chiude l’ep Boomers alert, che oltre al titolo divertente, è una altro pezzo malinconico e dilatato, perfetto per concludere un disco: una sorta di psichedelia hardcore.

Un ringraziamento speciale va senza dubbio a Emi e Alberto di Flamingo Records che, ancora una volta, non solo danno alle stampe un ottimo album, ma dimostrano di essere un punto di riferimento fondamentale per la scena genovese e il suo sviluppo. Credo che senza la loro passione e il loro entusiasmo questa città sarebbe molto meno ricca di band e dischi. Da quando hanno aperto il loro negozio in piazza delle Vigne sono cresciuti tantissimo e hanno dato un contributo essenziale alla crescita dei gruppi di casa nostra. Grazie, ragazzi!