Christian G. – new album – Ma – recensione
A poco più di un anno dal lancio della campagna crowdfounding attraverso la piattaforma Musicraiser, ecco l’atteso nuovo lavoro di Christian Gullone, in arte Christian G., protagonista poliedrico della scena artistica dell’estremo ponente ligure. Il disco si intitola Ma, termine dialettale sanremasco/genovese per indicare il mare, il grande filo conduttore (non l’unico) degli undici brani che compongono quello che per Gullone stesso è da considerarsi a tutti gli effetti il primo vero album da solista, coprodotto (oltre alla raccolta di fondi on line) dall’etichetta Riserva Sonora che grazie a Marco Mori ha curato anche gli arrangiamenti.
Nel corso dei circa quarantacinque minuti di durata emergono tutte le caratteristiche e il background di un’artista che attinge tanto dal teatro quanto dal mondo circense, dalla musica cantautoriale di vecchio stampo quanto dal folk, soprattutto quello che fonde tradizione a militanza. Gullone fin da adolescente ha sposato l’arte a 360 gradi per esorcizzare i suoi demoni, e con il suo songwriting eclettico (anche grazie alla sua Grockbanda) ha incrementato anno dopo anno un seguito attento e fedele, nonchè una serie di prestigiose collaborazioni.
“Ma” come il mare e i suoi mille significati, “Ma” come la mamma che diventa farfalla e la vedi in primavera. “Ma” come: ma perché fare un disco con la crisi? “Ma” è un’opportunità che voglio attraversare. Perché in molti mi hanno chiesto: di cosa parlerà il tuo disco? E perché a volte serve fare un po’ di ordine. Per dare un senso ai tuoi trent’anni, “Ma” che senso hanno non lo so, forse il senso di riunire il gruppo con cui ho iniziato e dare un sapore di festa a questi ricordi, e metterci in mezzo anche le radici, la tarantella, il dialetto di Sanremo. “Ma” è una festa dedicata al Mare. Un disco per dire Sì. Si può essere un cantante di Sanremo, che è la città delle canzoni e dei fiori. “Ma” è un antidoto alle insidie della Malinconia che si fanno avanti. “Ma” è una grande festa con le persone che ami, dove ricordare tutti gli amici, danzando. Perché il mare non è mai fermo, ci accoglie. Nel mare non si può stare fermi, altrimenti si affonda
Possiamo considerarlo un concept album a tutti gli effetti, questo Ma, nonostante i brani siano piuttosto eterogenei dal punto di vista stilistico: dall’Inkantadabra iniziale dove emerge il cantastorie punto d’incontro tra Piero Ciampi e Bandabardò, al dialetto (ad eccezione della frase sul tipico mugugno del ligure) di In scia strada do ma, una ballad dal basso profondo e rotondo, dai ritmi latini ma atmosfera molto mediterranea di La chanson de Achab alle tastierine anni ’80 della title track, caratterizzata dalla potente ritmica dei compagni d’etichetta Simon Dietzsche; si procede con gli arrangiamenti eleganti (con fisarmonica in primo piano) di Mariposa e la pop ballad dai toni romantici de I sogni non sono brividi, che precede una Fastidio su base semi reggae (ma che strizza l’occhio agli anni ’50); PrimOttobre è forse il brano più significativo dell’album, un concentrato delle tematiche sopra esposte dall’autore, un pezzo che non avrebbe sfigurato nel capolavoro afterhoursiano Hai paura del buio?, mentre Mai apre idealmente l’ultima parte del racconto, che ci conduce tra maghi e clown nell’arabeggiante Il destino del Barnum per planare sul conclusivo e liberatorio Zitto, dalle tinte fosche scandite da chitarra acustica e timpani.
Nell’album, che rappresenta sicuramente l’auspicato salto di qualità e che sancisce la piena maturità artistica dell’eclettico cantautore matuziano, collaborano molti musicisti, tra i quali Flavio Rubbato della “Stanza di Greta” al theremin, Ysmail Emanuele Milletti al sitar, il cantautore Edoardo Chiesa, l’attrice Valentina Di Donna che ha prestato la sua voce ed alcuni dei collaboratori che lo seguono da sempre come Carlo Ormea, Youri Martini e Steve Foglia.
Qui sotto il teaser video dell’album