Chiara Ragnini – new album – La differenza – recensione
Secondo lavoro su lunga durata per la cantautrice Chiara Ragnini, ad oltre sei anni dall’esordio pop folk de Il giardino delle rose; questo nuovo La differenza è stato registrato grazie ad una campagna di crowfunding decisamente andata a buon termine, visto che è stato raccolto circa il doppio del necessario.
Dopo essere stata più volte ospite al Club Tenco e aver collaborato con artisti del calibro di Mauro Ermanno Giovanardi, Yo Yo Mundi, Zibba e Dolcenera, l’artista imperiese cambia decisamente registro sonoro, e pur mantenendo quall’approccio pop che ne ha caratterizzato la carriera sin dagli inizi, vira verso uno stile più al passo con i tempi, come si intuisce fin dal primo brano dell’album, Un colpo di pistola, già lanciato come primo singolo nella primavera scorsa (ascolta qui); siamo dalle parti di un drum’n’bass ossessivo e dirompente influenzato da Flying Lotus o dai Radiohead di The king of limbs, il tutto a contenere una voce decisamente più spessa, più rock rispetto alla dolcezza sudente del passato.
Un raffinato intro sonoro ci conduce alle atmosfere trip hop de Il vortice bianco, connubio tra i primi Morcheeba e i migliori Ustmamò, intonato con la voce limpida che gli estimatori erano abituati a sentire. Con Un angolo buio si ritorna a ritmiche forsennate e sincopate, con riff più aggressivi e sapienti tocchi di tastiera a newavizzare il tutto (leggasi Chrisma); il brano è un potenziale singolo, nel quale emerge ai massimi livelli il lavoro di produzione del beatmaker Roggy Luciano. Si prosegue con la title track retta dal basso profondo di Max Matis che domina la linea melodica, perfetto tappeto per la scansione vocale delle mai banali liriche; decisamente anni ’80 le tastiere che caratterizzano un altro ottimo pezzo, In ogni angolo del mondo, di stampo elettropop ed ideale proseguimento del precedente.
La seconda parte dell’album si apre con il cupo trip hop di Grigiocielo, per proseguire con Oggi ho perso, dai raffinati arrangiamenti in stile Massive Attack, con l’autrice alle prese con uno dei suoi testi più ispirati; un dolce arpeggio introduce Domattina, il brano più vicino alla produzione passata dell’artista ponentina, cosiccome la successiva Sospesa, dal sound decisamente tastieristico, sul quale la Ragnini esprime una delle più convincenti prove canore.
Ottima la chiusura (Coda) con la partecipazione attiva di Roggy Luciano, che trasforma un brano tendenzialmente malinconico in un hip hop disturbante che chiude il disco con una nota d’inquietudine che lascia presagire una futura direzione musicale ancora diversa per l’autrice imperiese, che con questa raccolta molto omogenea ha sicuramente centrato il colpo, e dopo tanti anni di gavetta sembra davvero giunta al meritato e definitivo salto di qualità.