Recensione pietra miliare: Pete Molinari – A virtual landslide – 2008
Pete Molinari – A virtual landslide – 2008 – (Damaged)
by Roberto Giannini
Disco pubblicato al termine del 2008, questo folgorante esordio di un personaggio d’altri tempi è una delle perle più preziose (uscite in tempi relativamente recenti) del panorama cantautoriale d’albione. Ventiduenne di origini italo-maltesi-egiziane e residente nel Kent, Pete sforna quarantacinque minuti di splendide canzoni, che se fossero state incise nei tardi ’50 primi ’60 avrebbero avuto senz’altro un riscontro imponente…fuori dal tempo, dicevamo…un po’ Hank Williams con approccio decisamente Woody Guthrie, molto Bob Dylan periodo svolta elettrica, ma anche Leadbelly, Neil Young, Cat Stevens, Emmylou Harris, Donovan. E il tutto appare assolutamente personale, una voce in falsetto molto particolare, e brani che possono “cambiare la vita”, alcuni suonati in solitaria con chitarra e armonica, altri con una band evidentemente ispirata dalla Butterfield Blues Band che accompagnava il maestro di Duluth nelle sue prime scorribande elettriche. Testi che parlano di viaggi senza meta con mezzi di fortuna, avventure tipicamente da prima metà del secolo scorso, polmoniti che uccidono, sfighe familiari di vario genere.
Vede, io non ho altro che questi vestiti e questo berretto. Le scarpe hanno la suola bucata. Ma finchè avrò la mia chitarra, avrò sempre un posto dove andare
Ecco la sintesi della poetica di Molinari e di un disco da avere (possibilmente, anzi, obbligatoriamente, in vinile), un disco d’altri tempi, appunto, che tocca livelli assoluti in brani memorabili che possono già essere considerati dei classici quali l’apripista I Came Out Of The Wilderness, il magnifico Adeline, l’inquietante Halleluja blues, il countryeggiante Dear Angelina, il commovente Lest we forget: ma l’intero disco non contiene riempitivi o cali di ispirazione.
A quasi sei anni dalla sua pubblicazione, l’album non ha perso neppure una sfumatura del suo fascino che tanto mi aveva colpito, e neppure il più dismesso seguito Since you’ve been gone del 2010 mi fa variare il giudizio su questo smagliante esordio.
L’Highway 61 revisteed del nuovo millennio, imprescindibile
Tracklist:
- It Came Out Of The Wilderness
- Oh So Lonesome For You
- Adelaine
- One Stolen Moment
- There She Still Remains
- Hallelujah Blues
- Look What I Made Out Of My Head Ma
- God Damn Lonesome Blues
- I Don’t Like The Man I Am
- Sweet Louise
- Dear Angelina
- Lest We Forget