Gianni Serino: intervista esclusiva al bassista genovese
Proponiamo l’intervista integrale al fenomenale bassista genovese Gianni Serino, da alcuni decenni protagonista della scena professionistica internazionale. In coda all’intervista, un esempio della sua tecnica nella rivisitazione del preludio n.2 di Johann Sebastian Bach
A.A. Da anni ci meravigli mostrandoci sul basso inediti virtuosismi e tecniche innovative (ricordo un seminario presso Metrodora in cui ci spiegavi il concetto del “basso verticale”), vedendo le quali si può solo vagamente immaginare quanto studio ed esercizio ci sia dietro per arrivare a simili livelli. In particolare nel tapping polifonico, raggiungere quel grado di indipendenza e coordinamento tra le mani, nonché la perfetta pulizia e omogeneità dei suoni, deve essere veramente frutto di un lavoro incredibile. Nel caso del Preludio n.2 di Bach in questo recente video, cosa ha voluto dire, in termini di difficoltà, trasportare questa tecnica simultaneamente su due strumenti separati e diversi, basso e chitarra? In parole povere, quanto tempo e quali sforzi sono stati necessari per arrivare a questo nuovo risultato?
G.S. Alcune cose che applico nel mio strumento sono state sviluppate seguendo il principio del “desiderio”: ingrediente fondamentale per l’inizio di una possibile ricerca senza inizio e fine. Il desiderio deve essere anche avvolto o mascherato dall’immagine dell’entusiasmo: basilare per la giusta e cortese spinta per la vita. Non può esistere un percorso senza uno di questi due elementi. Tutte le cose belle o brutte richiedono tempo, sacrificio e metodo per essere realizzate in maniera concreta. Al timone di questi pensieri personali esiste la “Fantasia” che è un incredibile energia capace di superare la velocità della luce: bisogna saperla controllare però…! È vero quello che dici, dietro alle cose che “provo” a suonare c’è sacrificio, studio, dedizione, costanza, pazienza e matematica. Su quest’ultimo elemento ossia la matematica si basa tutta la mia vita da semplice artista “termine inventato dall’uomo”. La matematica è il DNA della vita fatta di regole e speranze: ogni giorno la viviamo e spesso la trascuriamo. Io per riuscire a realizzare alcune delle mie tecniche utilizzo per abitudine la “matematica”: personalmente non credo nell’amore o nelle illusioni, preferisco sempre calcolare tutto, preferisco sempre prevedere, preferisco sempre la domanda che è già un risposta. Nella musica più sai e meno sai: questo è quello che ho imparato. Venendo al brano del maestro J S Bach: “Prelude n°2” potrei scrivere un romanzo…! Cercherò ora di rispondere con coerenza che è difficile. Quello che ho voluto dire riguardo l’esecuzione del Preludio è molto profondo e un po’ piccante con me stesso. Alcune cose che suono o tecniche che utilizzo hanno sempre fatto parte della mia crescita musicale, chiamatela come volete: “talento”, “predisposizione”, “occultismo”, “contatti alieni”, ma posso assicurarvi che tutto nasce dal desiderio e dall’entusiasmo contornato dalla fantasia. Svegliarsi il mattino sorridenti vuol dire tanto per la vita, l’entusiasmo “fa crescere il cervello”, il desiderio ti fa scoprire nuove porte da aprire. Quello che ho voluto dire nel video è semplicemente questo: i video che faccio sono un omaggio a tutte quelle persone che hanno stima di me, che mi seguono, agli amici, alle persone che come me sono in continuo movimento. Il mio è un omaggio e un ringraziamento a tutte queste persone. Non ho molto interesse a stare dietro il comando delle grosse industrie che promuovono i loro strumenti o amplificatori, se faccio qualcosa è perchè ho deciso di farla senza nessun tipo di sviluppi economici per i portafogli dei “Più”. Insomma, riesco a stare a galla. Per la realizzazione tecnica del brano ho dovuto lavorare moltissimo su vari aspetti fisici e psicologici cercando di curare due modi di pensiero. Tecnicamente posso affermare che è un impresa molto complicata per mille fattori, poi psicologicamente non ne parliamo…! Ho avuto delle grosse “mazzate” dal maestro Bach, altro che frustate! Con un po di pazienza e altro per sono riuscito a realizzare un mio desiderio: suonare il preludio per due strumento in maniera del tutto singolare e unica nel suo genere. La mia è stata una bella intuizione, e il video ferma la mia idea rendendola unica. Gli sforzi per la realizzazione di tutto questo sono stati molto pesanti e faticosi ma alla fine tutto è risultato positivo.
Necessita molta costanza per tutto.
A.A. Tra tanti tuoi video di pezzi decisamente moderni in stile fusion o funky, caratterizzati da tempi e armonie molto complesse, sui cui ci snoccioli fior di slapping polifonici e tutta la tua bravura esecutiva, ogni tanto spunta il “classicone” di Bach o Paganini, oppure una tua composizione ispirata a questi due grandi autori. E nelle brevi descrizioni che accompagnano questi brani, ci sembra sempre di notare un particolare orgoglio nel presentarli. Come si conciliano questi due diversissimi repertori? E perché questo bisogno periodico di tornare ai classici?
G.S. I brani che compongo sono come varie strade o sentieri. Oggi decidi di prendere la strada “A” che ti porterà all’uscita “B”, domani invece prendi la strada “C” che ti riporterà all’entrata della “A” ecc. ecc. Le composizioni sono un intreccio o incroci di varie porte già esistenti nello spazio. Io considero le mie composizioni come dei “BLACK HOLE” o tunnel spaziali, quello che devo fare è solo entrarci dentro senza però sapere dove mi porteranno. Quello che dico è vero! Nei miei viaggi incontro sempre “Bach” e “Paganini”, per me è impossibile non pensare a loro. È vero, nelle mie composizioni ho un certo orgoglio molto affermato e deciso per due semplici motivi: credo nelle cose che faccio, sento qualcosa di strano. Le mie composizioni sono un parte di me e devo un po anche tenerle su con un pizzico di orgoglio. Per il discorso del ritorno ai classici c’è poco da dire: in casa di “Dio” penso che si ascolti la musica di Bach!
A.A. Di solito sentendo, e ancor più vedendo, suonare un musicista (parlo in particolare di bassisti e chitarristi) si riesce più o meno ad individuare dei capiscuola di riferimento a cui potrebbe essersi ispirato… magari qualche “lick”, qualche passaggio, qualche sonorità tipica, tradiscono il modello originale… nel tuo caso, invece, è veramente difficile trovare delle tracce utili per capire chi c’è nel tuo background bassistico, data la peculiarità del tuo approccio. Insomma, ci riveli un po’ di nomi di esecutori che ti hanno influenzato (se ci sono)??
G.S. 🙂 questo elemento che hai notato rispecchia il tuo talento! Non so nemmeno io da chi ho preso, ma so che adoro Bach. Tutto forse è molto semplice o molto complicato…! Io mi ispiro allo spazio, ai pianeti, alle varie galassie e all’ignoto: sono sempre su mondi immaginari e spesso per ricavare delle ispirazioni guardo il cielo di notte sperando di intravedere un cielo pulito e privo di nuvole. Trovo veramente emozionante vedere e osservare nello spazio, non ci si rende conto dell’inizio o della direzione o fine di una cosa, siamo veramente piccoli, siamo veramente delle microscopiche formiche: ecco io penso questo! Purtroppo non sopporto molte cose degli umani anzi detesto la maggior parte dei big attuali. Preferisco imparare dalla storia perchè so che la storia è in realtà il futuro del mio sguardo. Ritorno sempre a Bach!
A.A. Cosa vuol dire fare ricerca musicale, perché nel tuo caso si può parlare a buon diritto di lavoro di ricerca, in una città come Genova non proprio apertissima alle innovazioni o, quanto meno, non tanto incline a promuovere quello che esula dalla tradizione? Non ti senti mai un po’ “compresso” a rimanere qui? O magari, qualche volta, poco capito?
G.S. La ricerca musicale esiste già tutta dentro di noi, io la chiamo “matematica musicale”. La ricerca è semplicemente scovare o perfezionare delle cose già dentro di noi, bisogna imparare però a saper localizzare questi elementi e sapergli dare un nome. Su Genova è meglio che sto bravo nell’esprimermi (beep). Ci sono delle persone che mi hanno aiutato a realizzare la mia musica e queste persone sono particolari e molto sensibili. A parte queste persone straordinarie, Genova è per me un posto veramente (beep), mancanza di interessi, invidiosa, sofferente, insomma l’unica cosa di bello che ha Genova è il “pesto” se acquistato a “Voltri” 🙂
(PREMETTO: A GENOVA CI SONO MUSICISTI O MEGLIO DIRE PERSONE VERE) MA:
a Genova molti artisti noti si sentono “arrivati”, sempre pronti alla critica, sempre pronti alla distruzione: dei veri (beep). Ecco per me questi esseri viventi a forma di umani sono un po come degli spuntini (grazie di esistere).
Ora mi fermo che è meglio.
https://www.youtube.com/watch?v=wypXC4-iBV0