Ancient Veil – new album – Puer aeternus – full streaming e recensione
A distanza di sei anni dall’ultimo album in studio (I Am Changing), ritornano gli Ancient Veil con Puer Aeternus (pubblicato da Ma.Ra.Cash, ndr), un lavoro complesso, squisitamente progressive ma che va ben oltre il solito impianto concept, addirittura scavalcando lo steccato di genere dell’opera rock. Mi piace definire Puer Aeternus una sorta di opera d’arte totale melodrammatica, in cui si fondono elementi eterogenei estraibili da svariati campi creativi, quali il teatro, la narrativa e le arti visive.
Più che una storia (che comunque c’è), ci si rifà ad un archetipo, quello – appunto – dell’eterno fanciullo, incapace di crescere e di sapere fare tesoro degli errori commessi per non ripeterli (e uno di questi, la guerra, è attuale più che mai, purtroppo).
Siamo al cospetto di un intreccio dal profondo radicamento mitologico, se per mito intendiamo un’idealizzazione simbolica di contenuti antropologici, imprescindibili per capire la civiltà occidentale. Il disco mostra ulteriori ambizioni perché si avvale di un apparato testuale e lirico assai vicino a quello della librettistica: più soggetti sulla carta che si trasformano in cantanti come in un’opera lirica, in un coinvolgimento di performer vocali, ognuno con un proprio ruolo: la voce solista del gruppo Alessandro Serri è il Puer (ma anche Hermes e Kore), suo fratello Fabio diventa Mercurio, Lino Vairetti degli Osanna è il Creatore, la Natura è impersonata da Simona Fasano, l’Anima è Elisa Marangon, Tony Cicco della Formula Tre è il Cantore, Roberto Tiranti è Crono, Sophya Baccini il simbolo lunare egizio della sapienza ovvero Thot. Come il una tragedia greca, non manca il coro che rappresenta l’umanità.
Le composizioni sono firmate dal chitarrista Alessandro Serri e dal polifiatista Edmondo Romano, che si è anche occupato della redazione dei testi. Calzante la copertina tratta da un quadro dell’artista contemporanea Francesca Ghizzardi; scorrendo le note di copertina non sfugge la dedica alla memoria Vittorio De Scalzi: il musicista genovese era stato coinvolto nel progetto iniziale, tanto che avrebbe dovuto cantare le parti del Creatore.
Un disco progressive ma che sa andare oltre, per quanto concerne la variegata tavolozza dei suoni: lo spettro acustico dei fiati di Romano e della chitarra acustica di Serri ben si combina con il range elettrico ed elettronico del parco tastiere vintage popolato di Hammond, mellotron e Moog (Fabio Serri); a profilare in DNA sonoro di Ancient Veil, delicate tinte cameristiche di un quartetto d’archi e di raffinati legni oltre al sax jazz-rock di Martin Grice dei Delirium e della Maschera di Cera; l’apporto ritmico è garantito da una notevole sezione basso (Massimo Palermo) e batteria (Marco Fuliano) più le percussioni di Olmo Arnove Manzano.
Sul piano dei riferimenti, nel momento in cui Hammond e Moog spadroneggiano, si sente la passione per i Genesis (Il terzo millennio e la seconda parte di La culla troppo stretta). Quando, però, Ancient Veil si appoggia maggiormente sull’acustico (Il distacco, Il senso dell’insensato, La comprensione del tempo, Puer Aeternus e La nuova aurora), il rimando alla stagione progressive connette la band con svariate esperienze italiane sul versante acustico (Reale Accademia di Musica, L’Era di Acquario, Maxophone e Quella Vecchia Locanda ma anche PFM, Osanna e Orme). Emergono comunque episodi di relativo stacco: cacofonie contemporanee (La caduta sulla Terra), ricordi folk alla Traffic (La visione della parte mancante), flessioni jazz-rock (La miseria del mondo e il solo di sax di Grice in Il secondo tradimento), tensioni madrigalistiche (Amore e potere e il preludio chitarristico La reviviscenza), adagi melodici sinfonici (Io e ombra) e tessiture violinistiche alla Kansas (La saggezza della natura).
Una nota particolare merita L’ascesa di Hermes nel dio visibile, tanto che gli dedicherò un post a parte, vista la ricchezza di dettagli.
Gli Ancient Veil, nel frattempo, hanno già presentato il loro disco al pubblico genovese lo scorso giovedì 30 novembre presso gli spazi di Record Runners in via Fiasella 82 r, ma per un ascolto integrale live del disco non perdete l’occasione di giovedì prossimo 7 dicembre a La Claque presso il Teatro della Tosse (ogni dettaglio, sulla locandina).
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