Masterpieces from all times part 38: Elliott Smith – Either/Or – 1997
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock, e per questo nuovo capitolo torniamo negli Stati Uniti, dove nacque ed operò Elliott Smith, uno degli artisti più timidi e malinconici della storia, autore di sei album meravigliosi durante la sua (purtroppo) breve carriera, stroncata dalla morte (ufficialmente per suicidio, ma molti dubbi sono rimasti sulla dinamica delle due pugnalate che ne hanno decretato la fine, a Los Angeles nel 2003) che ha lasciato incompiuto, benchè pubblicato postumo, il suo ultimo lavoro, From a basement on the hill.
L’album che abbiamo scelto è il terzo del musicista di Portland, Oregon (del 1997, dal titolo Either/Or e pubblicato dalla Kill Rock Stars), poichè probabilmente è l’album più maturo, il punto di convergenza tra la sua anima più mesta e quella più audace, tra la sinistra melanconia dei primi due album e le fascinazioni pop che lo innamorarono negli ultimi anni (cit. ondarock). Il titolo dell’album deriva dall’opera “Aut-Aut” di Søren Kierkegaard (“Either/Or” in inglese), testo che indaga il rapporto tra vita estetica e vita etica.
Dodici i brani che compongono questa meraviglia indie folk, tra i quali possiamo segnalare i due singoli estratti, l’opener Speed trials, concentrato di pessimismo e solitudine e la terza melodica Ballad of big nothing; ma in generale tutto l’album è pervaso da splendide gemme che conferiranno all’autore un’aurea leggendaria e lo porteranno al centro dell’attenzione, tantochè Gus Van Sant per uno dei suoi capolavori (Good Will Hunting) commissionò a Smith un inedito che vinse addirittura l’Oscar. La versione dell’album che vi proponiamo, presente sul profilo bandcamp dell’artista, contiene una decina di brani extra tra alternate versions e brani dal vivo.
Buon ascolto.