Masterpieces from all times part 7: Can – Tago mago – 1971
Continuiamo la nostra serie di podcast di album fondamentali della storia del rock con uno degli album più importanti della florida scena kraut rock, che ha assunto valore universale in seguito all’influenza che ha prodotto su generazioni di musicisti di svariata natura (in ambito post punk soprattutto). Si tratta dei tesdeschi Can, quintetto di Colonia formato da musicisti eccezionali, alcuni di loro allievi diretti del maestro Karlheinz Stockhausen.
Questo album seminale dal titolo Tago Mago, doppio vinile targato United Artists (eggià, perchè grazie ai primi dischi di Amon Duul II e Tangerine Dream anche le major inglesi e statunitensi avevano messo gli occhi sul movimento kraut), è una pietra miliare conclamata, nonostante tutti gli album della band (una dozzina in poco meno di dieci anni) siano di valore qualitativo assoluto. La formazione dei Can è stata in larga parte della carriera composta dallo strepitoso quintetto formato dal tastierista Irmin Schmidt, dal chitarrista Michael Karoli, dal bassista Holger Czukay, dal batterista Jaki Liebezeit e dal vocalist e sciamano Damo Suzuki.
Sono sette i brani che compongono questo monolite (doppio album) che al suo interno contiene alcuni dei brani storici della band, dall’unico con una durata normale (Mushroom) alle cavalcate che vanno dai sette minuti e oltre (Paperhouse, Oh Yeah, Bring Me Coffee Or Tea) agli oltre quindici di Aumgn e della pietra miliare Halleluwah. Un album da gustarsi appieno, di una band che era sicuramente troppo avanti per i tempi, ma che nonostante ciò è riuscita a crearsi un vasto pubblico di culto anche durante la propria attività (di solito il riconoscimento per band di questo tipo avviene postumo).
Buon ascolto.