Le Astronavi + Yalda – 30 luglio 2021 – Cane (GE) – recensione
Bellissima serata musicale al Circolo Cane di Genova, divenuto tempio per le esibizioni live della scena underground genovese (e non solo), in occasione della presentazione dell’album Barren per Le Astronavi, progetto one man band per il multedino Gianmaria Rocchi, nome emergente e già consolidato del panorama cittadino.
Alle 21,30 circa, al termine della programmazione musicale (tra dj set e trasmissioni vere e proprie, che non dimenticano di tributare il grande bassista degli ZZ Top Dusty Hill scomparso il giorno stesso) del variegato collettivo che compone lo staff della webradio gazzarra.org salgono sul palco (per la prima volta) Yalda, un interessante duo composto dal pluristrumentista Bernardo Russo e dalla vocalist italo iraniana Lalè.
In una sala nella quale è presente la crema della scena musicale genovese, contraddistinta da un caldo afoso e da un assoluto rispetto delle misure anticovid (complimenti sia agli organizzatori che al pubblico presente), il duo sale sul palco e fin dall’Intro, che senza soluzione di continuità sfocia nel primo brano vero e proprio (Tavallodi), mette in chiaro le coordinate sonore del nuovo progetto.
I sapori del medio oriente sono subito evidenti con la sorprendente voce soprano di Lalè che svetta sul tappeto sonoro ambient doom prodotto dalla chitarra e dai marchingegni di Berna, per una miscela che dalle nostre parti raramente si è mai sentita. Il duo prosegue con Hedie, splendido brano nel quale la voce funziona tra il declamatorio e lo sciamanico, come se Diamanda Galas incontrasse il muezzin Giovanni Lindo Ferretti.
Non è da meno la seconda parte del set con Dar che attacca con una base dub alla Massive Attack e si sviluppa su sonorità che rasentano il noise (con l’angoscia quale sensazione dominante), mentre la successiva Nasism, che chiude i circa venti minuti di set, sfiora territori che ci riconducono ai deliri nowave di Lydia Lunch & Teenage Jesus and the Jerks.
Un esordio perfettamente riuscito per una band che ha sorpreso positivamente pubblico (che a gran voce chiede un bis) e addetti ai lavori.
Tempo di arieggiare il locale e si riprende con l’ingresso sul palco di Gianmaria Rocchi in compagnia del factotum sonoro e produttore (nonchè songwriter e rapper) Alberto De Scalzi, in arte Eames (che abbiamo apprezato al recente Balena Festival), e di colei che ottimamente lavora su luci ed immagini che rendono lo show un evento multimediale a tutti gli effetti, la videomaker Stefania Carbonara.
Stai con me, terzo episodio del disco, introduce fin dai primi versi (Sangue dal naso dopo un brutto pugno Ho sporcato la maglietta nuova, È ora di cena e sta facendo buio, ho pianto ma non dirò niente a casa) alle tematiche che contraddistinguono il già apprezzato Barren, un viaggio narrativo emo-zionale nel quale il rapper racconta dal punto di vista di un adulto paure, traumi e mancanze delle fasi infantili ed adolescenziali del proprio vissuto.
Lo spiega lui stesso con un monologo, il concetto di quello che non vuol far apparire quale concept album (anche se a tutti gli effetti lo è…), nonchè l’ispirazione ad uno dei romanzi più noti di Stephen King, It, prima di riprendere con La casa (Brucia, la casa brucia. Non resta niente solo noi), altra pietra miliare dell’album in questione.
Inutile la cronaca brano per brano, cosiccome esternazioni di tipo tecnico e/o rimandi ad influenze più o meno evidenti: infatti lo show ha un senso più compiuto se analizzato nella sua inossidabile omogeneità, con un flow scandito sempre in maniera impeccabile (gran parte del pubblico dimostra di conoscere a menadito i versi dei brani, nonostante l’incomodo delle mascherine ne attenui il pathos) sulle perfette basi musicali di Eames. Segnalo, tra le altre, la bellissima Formiche, eseguita con la fondamentale complicità urlatoria di Stefano Giacomazzi (bassista e vocalist della band Saam), la malinconica Ostalghia, introdotta dalla voce di Andrea Pazienza e con la presenza sul palco del duo techno pop De Android, la più cantautoriale N.P.P.M. e la sempre graffiante Columbine School, brano composto tre anni fa e non presente nell’album.
Un’ora abbondante per uno show (di parole, suoni ed immagini maturo e già collaudato), un progetto solido che prosegue superando a pieni voti lo scoglio dell’album su lunga durata per un autore che, fatti i conti con i propri demoni (anzi, Mostri), ha tutte le carte in regola per intraprendere in futuro nuove direzioni (sonore e concettuali).
L’ottima serata termina con il dj set New Older, che parte con quella Stand by me (original version) che in qualche modo si lega alle tematiche del live set (tutte avventure di ragazzi soli contro il mondo, spesso in pericolo ma mai arresi, citazione Rockit).